lunedì 4 giugno 2012

Fragile, ...

Fragile, opulenta donna, matrice del paradiso, sei un granello di colpa anche agli occhi di Dio.
Malgrado le tue sante guerre per l'emancipazione.
Spaccarono la tua bellezza e rimane uno scheletro d'amore che però grida ancora vendetta e soltanto tu riesci ancora a piangere, poi ti volgi e vedi ancora i tuoi figli, poi ti volti e non sai ancora dire e taci meravigliata e allora diventi grande come la terra.
Alda merini

mercoledì 18 aprile 2012

Dicono che...

Dicono che quanno se mòre
diventa silenzio ogni rumore.
Arriva la pace tanto agognata.
Avevi sperato. L'avevi sognata.

Dicono che quanno se vive
le grandi speranze son curative.
La fede e la luce portano gioia,
annullano il buio intriso de noia.

Dicono che quanno se nasce
l'intero universo è dentro le fasce.
T'esce da dentro un grido soltanto.
Non per dolore. È il tuo primo canto.

***

Io che sprofondo a tutte le ore...
Il tempo pe' me è futuro anteriore.
Solo la notte ha vera durata.
Madre rapace demoralizzata.

Io che ho bevuto acque cattive...
ho polvere e sangue sulle gengive.
Me resta soltanto la paranoia
che spinge la fede verso 'l suo boia.

C'è chi non vive eppure rinasce

 solo se ucciso a colpi de asce.
Con l'anima mia han fatto altrettanto.
Dicono che... s'è persa nel pianto.


Er Farco










domenica 11 marzo 2012

Grazie, amore mio

Ma che tesoro l'amore mio,
ieri ho dimenticato i biscottini di Bernardi Srl in macchina e il mio dolce amore Antonio si è tolto il pigiamino, vestito, uscito con il freddo, a preso la macchina in garage, ed è venuto da Francavilla fino a Grottaglie per portarmeli. E mi ha detto: "Non potevo vederti così triste".
Amore mio GRAZIE sei il migliore fidanzato e futuro marito che una donna possa a...vere accanto. Non solo perchè mi hai portato i biscottini con il freddo, ma anche perchè sei un amore quando:
(ora le elenco tutte, spero di ricordami tutta la lista delle cose che fai per me)
- Mi mediche le ferite (non solo esterne, ma anche interne);
- mi stiri i capelli (anche se vengono uno schifo da psico-patata, Grazie);
- Grazie per tutte le volte che ti ho chiesto aiuto nel lavarmi, vestirmi, svestirmi e soprattutto allacciarmi le scarpe e io invece ti mando ripetutamente a fanculo per qualsiasi cosa storta che mi accade, e tu niente, inflessibile, con il tuo dolce faccino mi dici: "Ti amiiii";
- Grazie per farmi sempre sorprese, come il giorno della festa della donna, quando con i fiori in mano ti ho accolto con un: "Ho no che schifo, non li voglio!" e tu:"Non ti ho scritto che sono per la festa della donna, ma perchè ti ami. E' solo una coincidenza"... beh, sappi che le tue intenzioni sono andate a male perchè nell'involucro c'era l'adesivo che era per l'insulsa festa delle donne. Comunque sia: Grazie per sopportare anche questo di me;
- Grazie che mi coccoli, che mi metti il pigiamino, e mi sistemi le coperte prima di andare via, mi accarezzi il viso e aspetti che mi addormenti per assicurarti ch'io faccia sogni candidi e tutti rosa;
- Grazie per essere così buono e meraviglioso con me!
La festa delle donne non l'ho mai sopportata da quando sono venuta a conoscenza del vero significato. Per me la festa delle donne è tutti i giorni perchè Dio mi ha donato un uomo meraviglioso come te che mi sta accanto in qualsiasi mio capriccio, atteggiamento, dolore e scelte. Ti ami amore mio e so che lo dimostro poco, uno dei miei tanti difetti, non te lo dico spesso, ma perchè sono fatta così: SONO FATTA MALE, forse, non vorrei giustificarmi, perchè ho paura di perderti e che tutto questo sia un'illusione. Tu sai che vivo costantemente in una favola e non immagini quanta gioia mi dai il vedere che tutti i giorni lavori per tenere vivo questo mio desiderio. Farmi vivere una vita come quelle delle fiabe con un castello, un bosco incantato e tu che sei il mio principe azz... no...meglio dire Nero, mi fa sentire la principessa più bella e amata del reame!

sabato 28 gennaio 2012

Artemisia Gentileschi

Autoritratto come allegorica pittura
Nel corso del mio soggiorno a Lecco ho fatto una capatina anche a Milano, dove si teneva una mostra fuori dal comune: Artemisia Gentileschi.
Questa grande donna vissuta nel 1600, fu una delle prime artiste riconosciute da quell'epoca. I canoni e gli standard dell'epoca non permettavano alla donna di possedere un arte raffinata come la pittura, pare sia solo gioia nelle mani di artisti uomini e che alle appartenenti del gentil sesso siano attribuite ben altre opere come il ricamo e l'intreccio di merletti messi a secondo piano. Questa spettacolare donna visse dal 1593 al 16553, è una delle poche protagoniste femminili della Storia dell'arte europea. Ma è anche la protagonista di una torbida vicenda a tinte fosche o, per meglio dire, "caravaggesche", infarcita di elementi sentimentali, erotici, patetici e fantastici, in una brillante fusione romanzesca, insomma Artemisia è la protagonista ideale del romanzo ideale (e infatti svariati romanzi si sono ispirati alla sua vita).
Certamente la carriera artistica (come qualsiasi altra carriera) è sempre stata pressoché impraticabile per le donne, costrette nei limiti che la società imponeva loro, limiti di natura culturale (assenza pressoché totale di una preparazione scolastica) e familiare (nelle famiglie patriarcali la donna era preposta all'accudimento di tutti i suoi numerosi elementi).
Autoritratto con il liuto
Artemisia Gentileschi, che ebbe modo di fare fruttare il suo talento, è stata una delle poche donne "sfuggite" tra le maglie di questo rigidissimo sistema sociale, tuttavia la sua sofferta vicenda privata si è spesso sovrapposta a quella di pittrice generando molte ambiguità.
Negli anni Settanta la sua popolarità ha raggiunto il vertice soprattutto per via della vicenda che la vide accusare il suo violentatore (al punto da sottoporsi allo schiacciamento dei pollici per confermare l'attendibilità delle sue accuse, cosa che per lei, pittrice, non dovette essere solo un dolore fisico). Artemisia è divenuta così il simbolo del femminismo e del desiderio di ribellarsi al potere maschile: tuttavia questo fatto le fece un grande torto: l'avere spostato l'attenzione (ed averle attribuito un particolare successo) sulla vicenda dello stupro, mettendo in ombra i suoi meriti professionali, ormai ampiamente riconosciuti dalla critica, a partire da Roberto Longhi e dal suo pionieristico articolo del 1916 Gentileschi padre e figlia.
Susanna e i vecchioni
A volte questa lettura "a senso unico" della pittrice ha creato giusti malumori: per Camille Paglia, a volte Artemisia è diventata un'etichetta da utilizzare anacronisticamente per avanzare rivendicazioni infarcite di retorica femminista.
Negli anni Settanta la Gentileschi divenne un vero e proprio simbolo del femminismo internazionale: associazioni e cooperative le si intitolarono - a Berlino l'albergo "Artemisia" accoglieva esclusivamente la clientela femminile - riconoscendo in essa una figura culto, sia come rappresentante del diritto all'identificazione col proprio lavoro, sia come paradigma della sofferenza, dell'affermazione e dell'indipendenza della donna.
Per la nota polemista e leader del movimento femminista internazionale Germaine Greer Artemisia Gentileschi fu la grande pittrice della guerra tra i sessi, affermazione, di fatto, estremamente riduttiva: un pittore con tanto talento come la Gentileschi non può limitarsi a un messaggio ideologico.

Artemisia e il suo tempo
Maria Maddalena
Il Seicento, il "secolo d'oro", intessuto di mirabili contraddizioni e meravigliose esperienze, vede fronteggiarsi aspramente due mentalità: alle posizioni conservatrici della Chiesa (lo spirito della Controriforma è ancora vivo e operativo nel Seicento, anche in virtù dei nuovi ordini religiosi come i Gesuiti, gli Oratoriani, i Teatini) si oppongono le spinte progressiste intorno alla questione della conoscenza sensibile in quanto premessa alla conoscenza razionale. Sostenitori dell'alternativa naturalista sono Bernardino Telesio (1509-1588), il cui De rerum natura fu messo all'Indice, Tommaso Campanella (1568-1639), costretto per anni in carcere, e Giordano Bruno (1548-1600), bruciato in Campo dei Fiori. Sul loro esempio Galileo Galilei (1564-1642) avrebbe teorizzato il metodo induttivo sperimentale.
Galileo indubbiamente contribuì al sentimento di destabilizzazione che iniziava a serpeggiare nella società europea dell'epoca, il sentimento di un uomo che si sentiva sempre più piccolo, su un pianeta non più al centro dell'universo. Questi infatti, tramite i suoi studi sulla luna e le stelle effettuati grazie al telescopio, aveva visto cose mai osservate prima da occhio umano. Sulle prime, inevitabilmente, l'urto tra il materialismo di Galileo e dell'Accademia dei Lincei e la volontà della Chiesa di mantenere il monopolio sull'interpretazione della natura fu imponente. Le vicende artistiche all'aprirsi del Seicento vedono la fioritura di varie correnti: il Naturalismo di Caravaggio e seguaci, il Classicismo dei Carracci e degli emiliani, l'esperienza barocca di Pietro da Cortona, di Bernini e Borromini; mentre inizia a delinearsi in maniera autonoma la pittura di genere.

Il potere delle immagini tra sacro e profano
Giuditta che decapita Oliferne
Parlando dell'ambiente artistico romano degli inizi del Seicento non si può dimenticare l'atmosfera conservatrice creatasi in seguito al Concilio di Trento (1545 - 1563). Gli articoli relativi alla disciplina nel campo delle arti visive erano incentrati sul valore didascalico e morale delle immagini, e rifiutavano la presenza di sensualità e lascivie nelle pitture sacre. Però, malgrado tante autorevoli pubblicazioni in merito, la chiesa post-tridentina continuò a tollerare una situazione di fatto molto più ambigua; anzi, una delle caratteristiche che definiscono lo stile barocco è proprio la fusione tra sacro e profano.
Il rinnovato gusto per i piaceri sensuali cresceva con l'avanzare del secolo, mentre assurgeva a valore estetico il sadismo, anzi, più precisamente la contrapposizione tra sensualità, grazia angelica e violenza.



Ciò che è quasi orribile può esserlo ancor di più quando viene offesa la bellezza.

Giuditta con la sua ancella
Il tabù della nudità sacra si scontrava con il crescente desiderio degli artisti di rappresentare realisticamente l'anatomia, e in questo senso Caravaggio operò un'ulteriore sterzata in direzione di un avvicinamento alla realtà sensibile. Artemisia non fece eccezione: il suo repertorio trasuda erotismo e violenza.